Supernave (2004) by Brosnan John

autore:Brosnan, John [Brosnan, John]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fantascienza, Urania
editore: Mondadori
pubblicato: 2006-10-09T22:00:00+00:00

Il barone ordinò ai suoi uomini di accamparsi fuori dal muro. Intendeva penetrare nella Cittadella la mattina seguente. Noi tre trascorremmo una orribile nottata insonne, stretti attorno a un piccolo fuoco, circondati da soldati arcigni che, da come ci guardavano, sembravano ansiosi di impiccarci, sventrarci e squartarci. Molto, molto lentamente.

— Non capisco — aveva detto sottovoce Alucia, mentre consumavamo un pasto disgustoso di fagioli freddi. — Se la Cittadella si è illuminata, deve essere stata ripristinata l’energia.

— Forse i tuoi colleghi dell’Elite sono ancora vivi, là dentro — osservai — e hanno ripristinato l’energia per affrontare il contingente di invasione di lord Camarra.

Alucia scosse la testa. — No. Non ha senso. Se fosse così, l’Elite avrebbe risolto il problema dell’interruzione dell’energia da un pezzo. Dev’esserci un’altra spiegazione.

Non ne ero tanto sicuro, ma non aggiunsi altro. Non riuscivo a scrollarmi di dosso il sospetto inquietante che Alucia stesse ancora nascondendoci qualcosa.

All’alba, il barone Darmon ordinò che l’incursione iniziasse. Le truppe, noi compresi, si svegliarono e si prepararono. Essendo in testa alla colonna, e indifeso, ero sempre più nervoso. Avevo anche fame. Non ci avevano dato nulla da mangiare per colazione. Non sapevano quegli sciocchi che la colazione era il pasto più importante della giornata?

Varcammo la breccia nel muro esterno. Era molto grande e Alucia osservò che gli uomini di Camarra, come precauzione, avevano distrutto per un tratto le file di torri difensive sul muro, su entrambi i lati dello squarcio. — Una mossa saggia — commentò—perché se l’energia fosse stata ripristinata anche per un breve periodo, l’intero contingente e l’accampamento sarebbero stati spazzati via…

Oltre il muro, il paesaggio era simile al parco del Recinto dell’Elite di Capelia, solo molto più vasto. C’erano grandi giardini, laghi e diverse aree boscose. Non c’era segno di vita e regnava un silenzio innaturale, rotto solo dal tintinnio dei finimenti dei cavalli mentre il massiccio contingente di soldati avanzava verso la sua destinazione. Impiegammo oltre un’ora per raggiungere la Cittadella dal muro esterno, che adesso era una chiazza lontana. Si intravedeva a stento l’ampio squarcio attraverso cui era passata la colonna.

La notte prima, il barone Darmon ci aveva interrogato sul modo migliore di entrare nella Cittadella; Alucia aveva rivelato che c’erano diversi ingressi disponibili; entrare non sarebbe stato un problema. Era quello che si trovava dentro, il problema.

Quando infine arrivammo alla Cittadella svettante, il barone diede l’alt, mentre decideva un piano di azione. Mi sembrava un po’ tardi per pensare alla tattica. La mia opinione del barone come soldato calò notevolmente. Alla fine, Darmon optò per un attacco a tenaglia: i suoi uomini avrebbero circondato completamente la Cittadella, poi metà sarebbero entrati nell’edificio, e il resto delle truppe sarebbe rimasto all’esterno, come riserva.

Mentre una parte dei soldati eseguiva la manovra di accerchiamento, Ken, Alucia e io smontammo e aspettammo in un ampio spiazzo fuori da una delle grandi entrate. Contemplare l’imponente costruzione di metallo scintillante e vetro blu scuro mi provocava il capogiro.

— Al confronto, il nostro castello sembra il tugurio di un contadino — commentò Ken, chiaramente impressionato.

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